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A chi comunicare la scoperta della propria sieropositività e in che modo?

La diagnosi di sieropositività rappresenta per la persona un autentico shock sia emotivo che fisico:
è come se tutta la propria vita si frammentasse e il mondo cadesse addosso e con esso tutte le proprie certezze. D’un tratto ci si trova come nel corpo di un altro: la propria identità apparentemente viene meno.
Il personale medico, le associazioni, gli amici e i familiari in questi casi possono essere un punto di riferimento ed offrire un supporto utilissimo, tuttavia il primo passo fondamentale è la presa di consapevolezza di questo nuovo stato in modo da poterlo accettare ed integrare nella “nuova” vita per ritrovare la stabilità esistenziale smarrita.

Il percorso non è facile e non è certo privo di sofferenza, ma può essere accompagnato da diverse figure in grado di aiutare la persona con HIV sostenendola nei momenti più significativi: medici, operatori sanitari, familiari e amici.
Una delle prime domande che in genere si pone la persona con HIV è: adesso che ho saputo di essere sieropositivo, che faccio? Ne parlo con qualcuno o tengo tutto per me? Ma a chi lo dico?

L’alto impatto sociale e relazionale della sieropositività nonché lo stigma legato all’infezione da HIV, possono facilmente indurre sentimenti di svalutazione, perdita di stima e fiducia in se stessi, colpa. La cosa più difficile da superare è il sentirsi malati e per questo pensare di essere etichettati.
La conseguenza può rivelarsi un generale isolamento e l’abbandono di tutte le relazioni. La paura del giudizio porta spesso al rifiuto di aprirsi con qualcuno intensificando così il proprio malessere interiore.
Cercare un aiuto e confidarsi anche solo con un amico o un familiare non è certo indice di debolezza e/o fragilità ma rappresenta un segno di grande forza ed un segnale positivo verso il raggiungimento di una nuova stabilità emotiva e fisica.

E’ importante però decidere con chi parlare consapevoli del fatto che nessuna persona con HIV è obbligata ad informare qualcuno della propria situazione; è una scelta libera e personale. In questi casi , pur non essendoci regole rigide, sarebbe auspicabile individuare, nella sfera delle proprie relazioni, chi è la persona, o chi sono le persone, con le quali si vuole parlare: qualcuno che giudichiamo in grado di ascoltare e di esserci come punto di riferimento solido e stabile.
Appare chiaro che la natura diversa delle relazioni, siano esse con un amico, con un partner o con un familiare, pone delle sostanziali differenze nella condivisione della propria sieropositività, ma in ogni caso è opportuno creare uno spazio fisico ed emotivo in cui incontrarsi e dar sfogo alle proprie emozioni, essere pronti a rispondere alle eventuali domande.

Così com’è stato uno shock la comunicazione della diagnosi di sieropositività per la persona con HIV, dobbiamo aspettarci che lo sia anche per gli altri e non sono da escludere reazioni negative del momento, prima cioè che anche gli altri possano avere il tempo di elaborare la notizia e diventare un valido sostegno.
La scelta individuale di comunicare ai familiari questa nuova situazione dipende molto dalla qualità della relazione passata e presente con il familiare stesso. Spesso ci si confida con uno solo dei genitori, a volte si sceglie di parlare con un fratello o una sorella. L’importante è, anche in questo contesto comunicativo, individuare una persona che sia in grado di ascoltare senza giudizio.

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